La separazione artificiale tra casa e lavoro crea un’intollerabile spaccatura all’interno della vita delle persone.
Questa è una frase di Christopher Alexander tratta dal libro “A pattern language” pubblicato nel 1977 dalla Oxford University Press di New York.
Cito testualmente:
“in questi tempi moderni la maggior parte delle città creano zone per il lavoro e altre zone per le abitazioni. Due sono i motivi principali di questa separazione: per ragioni economiche e per il fatto che il luogo di lavoro distrugge la quiete e la salubrità delle aree residenziali. …. Questa separazione crea un’enorme spaccatura nella vita emozionale delle persone perchè in loro rinforza l’idea che il lavoro sia un giogo mentre solo la vita in famiglia sia vivere, un punto di vista schizofrenico che crea tremendi problemi a tutti i membri della famiglia.
Allo scopo di superare questo scisma e ristabilire la connessione tra il lavoro e gli affetti, elemento centrale per una sana società, c’è bisogno di una rideristribuzione di tutti i posti di lavoro in ogni parte delle aree dove la gente vive, in modo tale che i bambini siano vicini nell’arco della giornata sia agli uomini che alle donne. Le donne devono essere capaci di vedersi madri amorevoli, mogli e capaci di lavoro creativo e gli uomini devono essere in grado di sperimentare la continua connessione delle loro vite di lavoratori con quella di amorevoli mariti e padri”.
Bene, che ne pensate? No perchè adesso possiamo rispondere a questo signore che nel 1977 utopizzava la felicità della vita perfetta lontano dai luoghi di lavoro e vicino alle famiglie e agli affetti più cari, dove la vera vita scorre. In effetti ha ragione perchè è come dice lui, ma adesso tutto questo funziona?
Non funziona mica tanto. In questo momento di chiusura forzata dei nostri abituali luoghi di lavoro siamo costretti a restare a casa. Alcuni possono continuare l’attività che svolgevano in precedenza, altri invece hanno subito un fermo della propria attività. Questi ultimi, dopo un necessario momento di riflessione che impone presa di coscienza ed elaborazione, vogliono, a casa, riorganizzarsi.
E’ difficile per tutti, è un momento faticoso e dal futuro incerto. Anche se per il futuro si può essere ottimisti, in questo momento è comprensibile provare momenti di fatica, di disagio e nervosismo. Non si deve scappare però, bisogna accettare la situazione e adeguarsi alle nuove condizioni di lavoro.
Noi non eravamo preparati a tutto ciò e fino ad ora abbiamo considerata questa come una fase di transizione relativamente breve, quindi ci si è organizzanti per lavorare all’interno della propria abitazione con soluzioni provvisorie laddove possibile. Ma questo non funziona molto bene perchè occorre sommare la fatica del nuovo modo di lavorare con la mancanza di un ambiente consono a svolgere la propria attività.
Per esempio, in questi giorni ho sentito mio cugino Francesco che vive a Parigi, anche lui e sua moglie sono in quarantena per questo periodo Covid. Mi ha raccontato che lavorano a casa, lei ha occupato la la sala da pranzo e lui la cucina. Ma se qualcuno in casa ha fame, che succede? Una coppia di conoscenti sono più fortunati, la casa è grande e hanno ognuno una camera a disposizione, ci si sono chiusi dentro per gran parte della giornata, stanno sempre al telefono. Sono fortunati dicevo, peccato che nella casa esiste anche un bambino che è annoiatissimo e si sente terribilmente solo, che ne sarà di lui? Io ho risolto occupando il soggiorno, tanto adesso non viene nessuno a trovarmi, ma quando poi incomincerò a ricevere le persone, che succederà? Dove le metto?
Christopher Alexander ha detto che è molto importate eliminare la separazione tra lavoro e famiglia per correggere un punto di vista schizofrenico che crea tremendi problemi a tutti i membri della famiglia. Ma siamo pronti per tutta questo? No, non lo siamo, la nostra casa non lo è. Dove e come ci mettiamo a lavorare?
Bisogna attivarsi, all’interno della casa dobbiamo prendere uno spazio e rivendicarlo, questo spazio deve essere rispettato da tutti e ci deve permettere di svolgere la nostra attività in scioltezza senza crearci ulteriori difficoltà, ne abbiamo altre da affrontare.
Quindi organizziamoci, mettiamo paletti agli altri componenti della famiglia, cane compreso, e facciamolo in modo tale che possano anche loro condurre una vita serena senza che la casa sia stravolta o che ne risenta la nostra attività. Occorre gestire i tempi e gli spazi.
Per il lavoro dobbiamo creare un luogo tranquillo e bene attrezzato. Possibilmente dobbiamo trovare un’area da chiudere con una porta o con l’anta di un armadio. Deve essere luminosa, piacevole e pratica e non deve interferire con le altre attività della casa. Vi assicuro che, a prescindere dai metri quadri e dal numero di persone e animali presenti, tutto questo si può fare, si deve. Bisogna sistemarsi subito e al meglio perchè i tempi potrebbero essere lunghi.
Anche senza quarantena forzata la vita sarà sempre più a casa, con il lavoro a casa, e deve essere una vita felice e bene organizzata. Provateci.