Quando pensiamo a come vogliamo che sia la nostra casa, facciamo emergere due fattori: chi siamo e cosa vogliamo. Nella casa infatti si riflette il nostro stile di vita. Gli uomini di scienza riferiscono che esiste un elemento proiettivo individuale e sociale sulla casa, la casa nasce come io mi sogno la vita.
Lasciamo per il momento da parte il misterioso fenomeno già citato nell’articolo precedente, per cui per gli uomini l’unica cosa importante nella casa è che ci sia una bella doccia ( https://www.isabellamagnaghi.it/2020/03/20/che-cose-una-casa/ ). Lasciamo tutti gli interrogativi evidenti che non possiamo evitare di farci sull’argomento e facciamo che sia la scienza ad occuparsene, eventualmente. Nella nobile arte della progettazione della casa non è necessario approfondire proprio tutto, certe cose le prendiamo come assunto perchè conviene fare così. Quindi ritorniamo al punto.
E’ vero che la casa nasce come io mi sogno la vita, è ciò che riscontro ogni volta che parlo con le persone delle case. Quando mi descrivono la loro casa ideale emergono tutti i sogni di vita che hanno, sia nella sfera personale che in quella sociale.
Se volete fare un giochino divertente, provateci anche voi, chiedete ai vostri conoscenti come vorrebbero che fosse la loro casa. E’ molto carino farlo con i bambini, si divertono un mondo a raccontarlo. Se per esempio fate questa domanda a una bambina che sogna le principesse, sicuramente vi risponderà che vuole vivere in un bellissimo castello.
Quando poi però andiamo concretamente a realizzare la casa, e magari ci si vive dentro un pochino, piuttosto che quello che vogliamo essere, viene fuori come siamo fatti veramente. Inoltre se non c’è coerenza tra chi siamo e come ci percepiamo nella società, la casa ci smaschera e ci stressa.
Osservando la casa si individua per esempio il carattere delle persone, sia nella distribuzione degli ambienti che nella scelta dei decori e degli arredi. Più la casa si avvicina a come siamo noi e più è confortevole, se si allarga il divario tra come la vogliamo e come è accumuliamo stress.
Vivere quindi nel modo che più ci corrisponde e circondarsi di cose che ci piacciono e che ci fanno stare bene, è molto importante per la nostra realizzazione personale perchè queste cose ci danno benessere, ci nutrono e ci portano ad una a presa di consapevolezza di chi siamo e di quello che vogliamo.
Gli psicologi questo lo chiamano “processo di individuazione del se”. Per stare bene la nostra parte inconscia deve andare verso quella conscia, cioè emergere. Ma come fa la parte inconscia a dirci di cosa abbiamo bisogno? Loro si concentrano sui sogni ma, come ho potuto notare, la stessa cosa può accadere anche abitando la nostra casa.
Se non si è distratti da fonti di stress e ci si trova in un ambente a noi confortevole, siamo liberi di fare emergere in tranquillità la nostra personalità che poi possiamo manifestare agli altri. Così si vive più felici e realizzati.
E’ proprio come Winston Churchill ha detto: “ Noi diamo forma alle nostre case e poi le nostre case formano noi” e io ne ho fatto il mio motto.
Per fare questo si procede per fasi, quindi la casa cambia nel tempo come cambiamo noi. Se ipoteticamente facessimo una fotografia ogni 5 anni e ne analizzassimo i cambiamenti, capiremmo che percorso abbiamo fatto nel tempo. Avete presente quando diciamo che un aspetto della casa ormai ci sta stretto e non ci piace più? Questo è il campanellino della nostra presa di coscienza e del nostro cambiamento.
Per allargare il discorso, ciò che vale per un individuo vale anche per un gruppo e può agire anche come incentivo.
Un quartiere fortemente degradato alimenta la miseria e la violenza. E’ stato dimostrato che in zone fortemente degradate la realizzazione di residenze studiate per creare ambianti che diano dignità alle persone ha portato ad attivare da parte dei fruitori un processo di incivilimento e di recupero della società.
Un altro esempio è stato la realizzazione del polo pediatrico Meyer, dove si curano i bambini malati. E’ emerso che la progettazione di ambienti volti a creare atmosfere di calore che addolcissero il dolore e riducessero gli stati di ansia, sia nei pazienti che nel personale ospedaliero, aumentava sensibilmente il processo di guarigione dei pazienti.
E che dire dei luoghi di lavoro? stessa cosa, sia per il miglioramento della persona che per la produttività.
Quindi niente stress negli ambienti per favore. Nelle nostre case, e non solo li, deve esserci coerenza con il nostro stile di vita e deve regnare il benessere, altrimenti ci fa male.
Consiglio del giorno: osservate bene la vostra casa e cambiate subito quello che non vi fa stare bene con qualcosa che vi piacerebbe di più. Non sapete come fare? Manco a dirlo, chiamate l’architetto! Mandategli una mail.
(foto: casa mia)